Wednesday, August 30, 2006

VITALI Andrea - " Una finestra vistalago"

(Ediz. Garzanti 2003. Premio Grinzane Cavour 2004. Premio Gioffrè-Reggio Calabria 2004).












“Enigmi e trame in una provincia inquieta, con storie sorprendenti ed umoristiche passioni” – Recensione di Ettore Mosciàno.



Bellano sulle rive del lago di Como. Le famiglie Arrigoni e Perdicane, i Bonomi e il medico Tornabuoni. Tra questi nomi è la materia narrativa viva ed elaborata, dramma culturale ed etico degli abitanti nella loro goffaggine, se l’autore non l'avesse ammantata con sottesa ironia ed arguzia linguistica. Un articolato squarcio sulla realtà con crudo e diretto linguaggio, termini ed accenti inconsueti,di caratteristica locale, messi sulla bocca dei paesani. Una fitta rete di vicende nell'arco di due generazioni,tra gli anni'50 e '70, con intrecci di parentele illegittime che si ritrovano mescolate in passioni amorose, eredità contese e protette con avidità di denaro e traffici finanziari illeciti.Una politica spicciola dentro il primo partito locale di sinistra, dove gli iscritti credono di giuocare il benessere del loro avvenire; il sindacato e l'indutria tessile, le schermaglie tra gli addetti al lavoro, le gelosie, le belle donne, la mascolinità bruta e la femminilità che concorrono al piacere sessuale facile: tutto narrato e descritto con molta creatività e colore.
Elena, figlia illegittima e bella, ora moglie non convinta di un operaio, attende nascostamente, tra gli intrighi vissuti nel paese, l'uscita dal carcere del suo primo amore, per un idillio interrotto e da ricominciare.
Un autore con una carica verbale non comune. La prosa è un modello di scrittura espressiva, in capitoli brevi e coordinati. Forma e contenuto hanno medesima energia evocativa nello svelarsi al lettore.
In questa “Finestra vistalago” vi è la metafora della mistificazione del bello e del bene, per cui si propaganda la “bella vista” di un immobile fatiscente, sul lago, con lo stesso slancio delle fanfaronate politiche e degli ambigui comportamenti, tra semplicismo e sfrontatezza degli arrivisti.
Il medico del paese è figura centrale e personaggio rispettato, capo di sezione di un partito di sinistra che guida con una certa energia; ma ha anche lui nel suo recente passato una macchia nera. Tanti paesani consultano il dottore, ma non solo in caso di malattia; spesso per sbrogliare matasse, strani intrecci di passioni amorose ed interessi.
Il disegno tracciato da Andrea Vitali ha divertenti luci di un ‘pastiche’ e di una intrigante macchinazione, ma evidenzia anche, con amara constatazione, che nella vita di paese le passioni amorose, la politica e il denaro vengono mossi con gli stessi sotterfugi e con la disinvoltura che caratterizzano l’intera nazione.


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Friday, August 18, 2006

MURAKAMI Haruki : "Norwegian Wood - Tokio blues" ("Noruwei no mori").

Edizioni Einaudi, Super ET, 2006, € 9.00 (Traduzione di Giorgio Amitrano).















“Memorie dell’amore e della morte in un grande affresco narrativo sulla gioventù giapponese”. – Recensione di Ettore Mosciàno.

Haruki Murakami pubblica la prima edizione del romanzo “Norwegian Wood” nel 1987 per le edizioni Feltrinelli. In questa nuova edizione italiana del 2006, per l’editore Einaudi, l’autore ci informa che ha cominciato a scrivere questo romanzo in un’isola greca nel 1986 e, successivamente, ha completato quasi tutto il romanzo a Roma, in un luogo alla periferia della città.

Il romanzo è una danza e un canto della memoria: un blues della vita per una generazione di ventenni nella Tokio degli studi universitari e dei collegi. La stesura del testo ha una grande forza evocativa nel ripercorrere una storia sentimentale.I protagonisti, Watanabe e Naoko, hanno affinità elettive ed un percorso esistenziale di rara dedizione nel reciproco scambio di affetti e passione.

Nato a Tokio nel 1949, Murakami è autore di molti romanzi, racconti e saggi. Ha tradotto in giapponese autori americani come Fitzgerald, Carter, Capote, Salinger. Dello stesso autore Einaudi ha pubblicato “Dance dance dance”, “La ragazza dello sputnik”, “Underground” e “Tutti i figli di Dio danzano”.

In “Norwegian Wood – Tokio blues” vi è un richiamo, nel titolo, ad una canzone dei Beatles, molto in voga negli anni ’60-‘70. La musica dei Beatles, dei Rolling Stones e del jazz si diffonde in Oriente come momento di rivoluzione culturale.

I ricordi di quel tempo lontano appaiono improvvisamente,al protagonista narrante Watanabe, durante l’atterraggio di un Boing nello scalo di Amburgo. Nello stesso aeroporto, venti anni prima lui era sceso con una bellissima ragazza, Naoko. Lo stato d'animo di allora viene ripercorso in tutte le sue luci e le sue ombre: Naoko è al suo fianco, fragile e graziosa giovane dalle delicate sensazioni, incapace di amare nuovamente, dopo il suicidio improvviso del suo primo fidanzato.
Watanabe è innamorato di lei, ma lei chiede solo protezione, un abbraccio dell’amico e una promessa di affetto. Il giovane vorrebbe “salvarla” con il suo amore, con una nuova vita spensierata, con il coinvolgimento in una passione capace di bruciare il passato.
Molti simboli vengono presentati nei loro significati metaforici: il bosco che fa da sfondo nella pista di atterraggio ed il pozzo, il buco nero nelle sue vicinanze, a cui bisogna fare attenzione per non cadere nella sua oscura profondità. E’ Naoko che avverte questo pericolo, e ne parla.
Il fermaglio a forma di farfalla che Naoko porta tra i capelli: ha la bellezza delicata di lei, ma è anche figura fissa impossibilitata a volare, liberarsi; tale è la prigione mentale della ragazza.

Watanabe studia teatro e legge ed analizza testi letterari; è amante della musica leggera e del jazz.

Naoko la si ritrova dopo qualche anno in una casa di cura isolata tra le montagne: un mondo ovattato immerso in una maestosa natura. Sua compagna di stanza è Reiko, una donna matura che ha precedentemente affrontato lo stato di una crisi psicologica e che ora, forte della esperienza di guarigione, aiuta Naoko a seguire la terapia e nel contempo orienta Watanabe a rientrare in relazione con lei.

Murakami dà forma e leggerezza all’oscurità di cui Naoko è prigioniera, alla solitudine e all’incanto, allo smarrimento ed alla solidarietà di Watanabe.
Molti colloqui e scambi di lettere tra i protagonisti. Le fragilità dei caratteri vengono presentate come in un canto melodico, struggente, di una bellezza vissuta e sfuggita. L’impianto narrativo è ben strutturato, avvincente. L’istinto e la ragione danno risposte imprevedibili alla vita dei soggetti. Murakami sonda e illumina i recessi con attenzione e compassione.
La ricerca espressiva molto curata, i concetti sempre ben esposti, grazie anche alla magnifica e brillante traduzione dal giapponese propostaci da Giorgio Amitrano, che cura anche l'introduzione al testo di Murakami.







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POUND Ezra - Poesia di Ettore Mosciàno















(Halley, Stati Uniti, 1885- Venezia 1972)












EZRA POUND

Un sole straniero lasciandogli il cuore
mappa di navigazione, arteria diamante
di destinazione orientale e fiumi sottili,
elettrico all'odore dell'acqua e pietra
incisa di nàutili connotati.

E poi vivai di annotazioni in alfabeto nuovo e antico
il leggiadro oscillare di pagine in pagine con lega arcaica
Ezra Pound, meteora e graffito
oceano grave e canuto.

E quale migliore cerimonia funebre
poteva darti l'Italia, se non quella che è stata, in Venezia,
la gondola infiorata guidata in laguna,
il remo della forza che batte sull'onda
e il legno ornato dell'ultimo viaggio
tra i ponti della poesia e del Rinascimento?

Ed anche, le presenze riverenti e mute
tra le bellezze delle architetture
e l'omaggio
delle generazioni abbeverate ai tuoi "Cantos".

Le ceneri antiche e consunte delle ossa tue, che vanno
e la consumata usura che rimane
e su cui si è scagliata la tua rabbia
per la vile moneta trattenuta nelle banche.

Omero, Dante e Ovidio, le tue prime letture,
fatte in Europa, reggevano il tuo remo
e i versi nelle onde che al colpo si aprono
in anelli che dilatano
nuovi orizzonti fonetici.

Il diario dei sogni perduti, le intime sofferenze,
le culture e le razze, nella tua nuova veste
in cui i periti d'ospedale videro
"l'incapacità d'intendere e volere".

Thomas Eliot disse di te "il miglior fabbro",
per lo slancio emotivo e l'energia creativa,
il linguaggio forgiato, la cultura varia
nel mosaico delle tessere poetiche, antiche e moderne.

La bellezza sublime di Venezia, dunque, stava
con la tua purezza invocata nella preghiera a Dio
come nella tua "Litania notturna".
La magica atmosfera in cui hai voluto
confonderti, distante
nell'esilio ligure, ritornato ala straniera
alla furia del mondo.

Estasiato fiume, allora, e corrente
della coscienza e della conoscenza,
vortice d'un sentimento della ribellione,
in coraggiosa e travagliata parola.

L'incitamento, dunque,
a persone o maschere da resuscitare
per ridare un senso alla vita,
caduta "nella rapida smorfia" del presente tuo,
e del nostro continuo,
e illanguidita d'intelligenze e di frutto,
e pronta a mostrarti l'errore e a volgerti il viso
ma non a cogliere la grandezza culturale
e la proiezione, dal combattimento allora perso,
che riluce a distanza, risvegliata.


Ettore Mosciàno, febbraio 2004





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BECKETT Samuel - Poesia di Ettore Mosciàno

SAMUEL BECKETT



Spirito amico per accordi e suoni
Samuel Beckett tra le reti dei rami
coperti di bianco e di fogliame,
raganella di verde argentato nello stagno,
ammonitore lucido dagli occhi di cristallo
campo arso di guerra silenziosa ed ansia
dell'uomo immerso in intricati spazi.

Vincitore della lotta con iridescente lama
che contempla e rispecchia
l'infinito svolgersi dell'onda nell'anima nostra
aspettando il risveglio dalle frasi rozze
incise di usura, che svuotano il linguaggio.

Nucleo riposto di atomo chiaro, sei stato
e seme di desiderio comunicante
in bilico tra la parola e l'afasìa
in residui spazi d'attesa sul ciglio dell'abisso
dei gesti quotidianamente ripetuti
dei tuoi personaggi molli ed impotenti
disillusi e resti di cartine mute
a fronte dell'assurdo e del cinismo
che azionano il perno della vita.

Dimostrazione di linguaggi iperconsunti
e coesistenti parole d'abitudine
d'angoscia e d'ironia disarticolate
nel desolato teatro che anima e concentra
il passare del tempo e che segna
l'inquietudine e la noia
e dal paradosso ci recupera e trasporta
alla limpida schiettezza
per una umanità più attenta ed ispirata.






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